Mercoledì scorso a Lavello è stato presentato, nell’auditorium del centro sociale «Michele Di Gilio», un volume sulla vita e le opere dell’abate Francesco Villareale. Il curatore dei volumi del Villareale è il Prof. Giuseppe Catarinella dal quale ho avuto l’onore di ricevere in esclusiva una breve prefazione che illustra la figura dell’insigne abate lavellese del XVII secolo. Di seguito, riporto la versione integrale della prefazione curata dal Prof. Catarinella:
Francesco Villareale, figlio di Candido Valeriano e Vittoria Cavallo è stato uno dei più illustri personaggi lavellesi. Nel 1631 iniziò la sua vita accanto alla sorella Silvia di quattro anni più grande. Ben presto però il padre dovette lasciare la famiglia per recarsi, lui spagnolo di origine, in una realtà territoriale che è stata anche dominio spagnolo, a combattere a Monteleone di Calabria dove morì qualche anno più tardi nel 1644. Villareale, troppo piccolo, ricorda il padre attraverso le affermazioni della madre e dei parenti. E in una citazione in versi lo figura come “un gran soldato guascone, erculeo, elegante, in cappa e spada, marziale, alta la testa…”. Indubbiamente la morte del padre non è facile da colmare. La madre trova la forza di andare avanti perché ai piccoli Silvia e Francesco non poteva pensarci da sola e quindi sposa il segretario del Principe di Minervino che aveva possedimenti anche a Lavello, un tal Girolamo Alonya. Il patrigno, notando una certa predisposizione agli studi e alla cultura, avvia Francesco al mondo dell’istruzione. E il giovane lavellese, cresciuto in un ambiente osservante delle buone maniere, dell’educazione e soprattutto di sani principi religiosi, si predispone alla legge, all’eloquenza e alla filosofia. Il corso di studi lo proietterà poi verso discipline che lo troveranno a suo agio specialmente per il latino. Ben presto comunque Rocco, Giovanni, Camillo, Francesco Villareale (questi erano gli elementi onomastici rilevabili dall’atto di battesimo del 26 ottobre del 1631) dovette lasciare il paese natio per continuare gli studi a Napoli. Qui si iscrisse alla facoltà di legge (in utroque iure, in entrambi i diritti, cioè diritto canonico e diritto civile) laureandosi il 9 giugno del 1661. La città partenopea offre al Villareale scenari e contesti intellettuali importanti per la sua formazione e posizione culturale. Infatti prima di laurearsi dà alle stampe alcune opere come il volumetto dal titolo “Panegirico in lode del Beato Salvatore d’Horta”, pubblicato nel 1659. Nel 1661 inoltre omaggia il Santo patrono di Lavello, componendo l’opera “Divi Mauri Martyris tutelaris Lavelli in Abulia encomiastica vita”. Già da questi due primi lavori emergono due grandi personaggi a cui Villareale costantemente rimanda e dedica, cioè papa Alessandro VII (al secolo Fabio Chigi) e il priore della Certosa di San Martino al Vomero a Napoli, padre Andrea Cancelliere. Indubbiamente il Priore napoletano ebbe un’influenza fondamentale per la carriera intellettuale dell’abate lavellese. Villareale difatti si inserì bene, durante il periodo partenopeo, nei vari ambienti della città, divenendo un attivo frequentatore di cenacoli ed accademie. Basti ricordare che fu anche Principe dell’Accademia dei Risvegliati in San Tommaso d’Aquino a Napoli o anche come risulta da un elogio di don Alfonso Sanctorio, censore dell’Accademia degli Eccitati che, riferendosi a don Francesco Villareale, lo appella filosofo, professore, “concionatore” (cioè maestro di eloquenza napoletano) e Principe dell’Accademia degli Eccitati. Siamo nel ‘600 e l’epoca culturale è contrassegnata da aspetti culturali significativi che trovano appunto nelle Accademie, luoghi per poter esercitare arti e cultura. E il nostro Villareale ebbe a ritagliarsi spazi decisamente favorevoli per la sua ascesa sociale ed intellettuale. Ma il passo da Napoli a Roma fu breve. Tant’è che già a partire dal 1664 ha la possibilità di iniziare ad insegnare all’Archiginnasio Romano. Nel frattempo Villareale pubblica nel 1662 “Encomiastica vita D. Brunonis Patriarchae Cartusiae et elogia P. P. Generalium” e che in seguito ristampa nel 1664 con il titolo “ Vita S. Brunonis Sacri Ordinis Carthusiensis Patriarchae encomiastica descripta, et omnium RR. PP. Generalium eiusdem ordinis elogia”. Lo stesso 1664 pubblica anche “Tempe elogiorum Parthenia“. Il Villareale apre la sua carriera universitaria nel 1664 allo Studium Urbis Sapientiae impartendo lezioni dapprima di Istituzioni di diritto civile, poi passò ad insegnare Diritto civile e ancora le Pandette (o Digesta riguardanti la raccolta delle decisoni giuridiche dei giureconsulti, fatta compilare da Giustiniano).
Inoltre si cimentò nell’insegnamento del Decreto di Graziano (giurista autore del testo fondante il Corpus iuris canonici) e del Diritto canonico. Il 1691 fu l’ultimo anno che apportò il suo costante contributo di professore presso l’Archiginnasio, ubicato nel complesso di Sant’Ivo alla Sapienza in Roma. Da lì in poi occorre ancora trovare tracce preziose per nobilitare ancor più un personaggio che ha già dato tanto lustro a sé e alla patria di provenienza. Ancora più eccezionale è la presenza di tante sue opere in italiano e in latino, in prosa e in poesia raccolte nel fondo manoscritti Chigi 190 alla Biblioteca Apostolica Vaticana. E comunque non è da escludere che con l’assurgere al soglio pontificio proprio nel 1691 di Antonio Pignatelli, papa Innocenzo XII che Villareale possa aver reincrociato una conoscenza che lo riporta indietro nel tempo ma che lo gratifica per quello che ha fatto in tanti anni di carriera intellettuale ed universitaria. I Pignatelli avevano possedimenti a Lavello e papa Innocenzo XII era nato vicino al luogo natio di Villareale nel castello di Spinazzola.
Gli sforzi dell’associazione Unla (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo con il supporto del Dipartimento Cultura e Formazione della Regione Basilicata hanno reso possibile la pubblicazione di tre opere del Villareale per i tipi Grafiche Finiguerra. I tre volumi saranno presentati a Roma presso la Biblioteca Universitaria Alessandrina martedì 10 giugno prossimo a partire dalle ore 17.00 alla presenza del curatore delle opere, Giuseppe Catarinella e con la partecipazione di Giuliana Adorni dell’Archivio di Stato di Roma e del presidente dell’Unla nazionale, Saverio Avveduto con i vice presidenti Unla nazionali Vitaliano Gemelli e Carmela Lo Giudice Sergi.
Giuseppe Catarinella